Mentre il Risveglio Austriaco era controllato dai militari austro-ungarici, i nuovi periodici trentini non sono meno infarciti di retorica da parte del “vincitore” creando un brusco contrasto con quanto letto fino a quel momento.
Alla lettura de La Libertà il Trentino, difesosi tenacemente contro l’invasione italiana, appare adesso italicamente patriottico e tricolorito. In questo articolo si legge, tra «atti d’omaggio al Re», un «The della Patriottica» e fontane «circondate dal tricolore» spicca un articolo riguardante il Primiero. L’autore tiene a precisare che dove prima si svolgevano ritrovi asburgici in “casa Welsperg” a Fiera ora si svolgono feste dallo “sfolgorio dei tricolori” per riconoscenza a «quell’Italia che tanto generoso sangue ha versato per la nostra redenzione». La festa è organizzata dai Bersaglieri e da notare c’è il particolare della presenza dei costumi tradizionali primierotti, definiti dal giornalista «costumi veneti».
La Libertà n.176 del 4 marzo 1919
Ritrovo patriottico in casa Welsperg
PRIMIERO, 28 febbr. - Ricambiando a precedenti trattenimenti gentilmente offertici dai signori ufficiali del 20.o bersaglieri ed altri qui in stanza, convennero iersera moltissime persone di Fiera e dintorni nelle ampie sale del palazzo Welsperg ad una festicciola popolare; in quegli ambienti che parlano ancora di tante manifestazioni di austriacantismo ivi inscenate dall’or estinta famiglia del defunto Conte.
Ieri quelle sale, parate a festa, nello sfolgorio dei tricolori, riccamente addobbate con un bel busto del re, altri quadri delle L. L. M. di Wilson, bandiere di Trento ecc. sentirono echeggiare alti gli inni patriottici, i saluti agli egregi rappresentanti del valoroso nostro esercito, gli evviva alla cara Italia; quell’Italia che tanto generoso sangue ha versato per la nostra redenzione ed a cui dobbiamo perenne riconoscenza.
La serata passò lietamente ed assai animata tra le danze, i cori patriottici i brindisi ed un indovinato discorso del sig. Giuseppe Koch in cui egli rilevando l’importanza di quel ritrovo italiano nello storico palazzo dell’oscurantismo austriaco, salutava quella luce vivificatrice venuta a dissipare per sempre le passate tenebre. Il suo dire, improntato ai più schietti sentimenti d’italianità e di democrazia, venne accolto da frenetici applausi. Un capitano dei bersaglieri, di cui mi è sfuggito il nome, ringraziò con belle parole delle con garbo e brio, che rascossero pure battimani fragorosi.
L’animazione e l’entusiasmo durarono l’intera notte, e tutti riportarono dal divertimento il migliore ricordo. La serata è stata resa ancor più gaia da una trentina di signorine comparse nel vivace costume della valle, nel nostro costume veneto.
L’orchestra diretta dal sig. Delmarco ed il buffet del sig. E. Bonetti furono superiori ad ogni aspettativa.
Si ringrazia Mario Moser per l’invio del materiale
Si trova a Fiera di Primiero all’incrocio con via Terrabugio e la statale. Dopo la fine della Guerra del 1918 l’edificio diventò l’“Albergo Roma” con una lupa capitolina affissa nell’angolo a mo’ di insegna. Da alcuni anni, dopo la chiusura anche della caffetteria, “Café Roma”, vi risiede una gioielleria.
(tratto da sanmartino.com)
Arrivarono in valle nel 1401 dall’omonima località in Val Pusteria (che durante il Fascismo Tolomei chiamerà “Monguelfo”). In quell’anno acquistarono dall’arciduca Leopoldo d’Austria la giurisdizione dell’intera vallata.
Si stabilirono nell’antico Castel Pietra, che dominava l’alta valle (oggi rimangono solo i ruderi visibili all’ingresso della Val Canali). Il castello era stato la dimora del gastaldo, rappresentante a Primiero del vescovo di Feltre fino al XIV secolo.
Dopo un secolo e mezzo di permanenza nella rocca, i Welsperg considerarono più comoda una sistemazione che consentisse loro di risiedere nel nuovo centro.
Nella seconda metà del Cinquecento acquistarono quindi alcuni edifici a Fiera e riunendoli fecero realizzare il grande palazzo all’inizio della Contrada - ora Via Terrabugio - che domina l’accesso al borgo.
In questo autorevole edificio il ramo primierotto della famiglia Welsperg costruì nei secoli le sue fortune: i nobili raggiunsero il grado di conti e la casata amministrò direttamente la valle fino alla scomparsa dell’ultimo discendente locale nel 1907.
Una visita al corridoio d’ingresso del palazzo permette di scoprire tre diverse versioni delle stemma dei Welsperg.
«Inizialmente - scrive l’architetto Marco Toffol - lo stemma familiare era costituito da un semplice scudo inquartato d’argento e di nero, poi, accanto all’incremento dei titoli nobiliari, lo scudo fu contrinquartato con lo stemma dell’estinta famiglia di Villanders (una fascia di argento a spina di pesce su un campo rosso) ed arricchito ancora, nel 1571, con l’aggiunta di due quarti caratterizzati da un leone d’oro su tre monti verdi che, si dice, fosse lo stemma antico di Primiero. L’ultimo miglioramento dello stemma consiste nell’aggiunta, in punta, della torta nera della famiglia Raitenau».
La rievocazione del seicentenario
(da malaman.net)
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