di Luciano Brunet
Un capitolo a parte, della nostra storia valligiana, è dato dalla questione di Isernia.
Un ordine perentorio datato 16 novembre 1918 diceva:
«In ottemperanza agli ordini emanati dal1e Autorità Superiori si invitano tutte le persone già appartenenti all'esercito austriaco, e rientrati alle loro case dopo la ritirata, a presentarsi alle locali autorità militari per essere inviate in Italia.
La presentazione dovrà effettuarsi entro lo giornata di lunedì 18 corrente mese e precisamente: per i Comuni di Fiera di Primiero, Transacqua, Tonadico, Siror, Sagron - Mis, Mezzano ed Imer a Fiera di Primiero presso il Comando di Presidio (73° Reggimento Fanteria).
Per Canal San Bovo e frazioni dipendenti in Canal San Bovo presso il Comando del Distaccamento del 73° Fanteria...»Il R. Commissario Civile Maggiore Catelli
Erano ritornati a Primiero quanti sopravvissuti che avevano combattuto in Galizia, inermi, macilenti, stanchi, desiderosi del calore familiare.
Dall’autorità militare furono essi invitati a presentarsi a Fiera e, prigionieri, in dispregio ad ogni norma internazionale, furono tradotti ad Isernia.
498 Primierotti, già combattenti nell’esercito austro-ungarico, trascorsero nella prigione di Isernia alcuni mesi, sofferenze inenarrabili.
Ora essi sono morti tutti, ma fintanto che vissero portarono nel cuore il martirio subito dai conquistatori della nostra Valle, il primo dono loro apprestato dal governo italiano.
Il segreto della loro convocazione e prigionia ad Isernia è ancora chiuso negli archivi inaccessibili d’un Ministero a Roma.
Febbraio 1999
Primiero e la Grande Guerra
Prigionieri a Isernia
Mera “miope organizzazione burocratica”?
Finalmente a casa
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