«...gravissimo errore politico... dovuto all’enorme confusione di competenze e alla miope organizzazione burocratica, che formasse la delizia della nuove come delle vecchie province d’Italia"».
Con queste parole, che chissà perché ci suonano familiari, Cesare Berti che all’epoca si era occupato degli internati, sintetizza la causa che portò a Isernia i primierotti “già appartenuti all’esercito austriaco”.
Letto l’avviso del 16 novembre in buona fede si presentarono in 500 a Fiera e a Canale. Partiti il 19 novembre arrivarono a Isernia il 3 dicembre.
Qui furono alloggiati in un convento disabitato e in tre chioschi. Vi resteranno fino alla fine di gennaio in condizioni che a molti di loro fecero rimpiangere i disagi della guerra e della prigionia in Russia.
Unica colpa: essere nati nel posto sbagliato. Ancora oggi, infatti, non è chiaro quali siano stati i motivi che indussero l’apparato burocratico italiano a decidere tale insano quanto inutile trasferimento.
Nel documento, messo a disposizione dall’Archivio storico Città di Isernia, scopriamo che i prigionieri venivano impiegati nei pastifici locali.
testi e foto tratti dalla mostra
“Ho fat el giro del mondo e no son mai stat a Feltre”
organizzato dal comune di Transacqua, estate 2009
Noi ch’eravamo sparsi
dall’Alpe all’Ucraina
tutti alla rovina
la fame ci mandò.Le madri riabbracciammo
nel nostro tetto avido,
quand’ecco un falso invito
ci viene a richiamar.Noi fummo tutti pronti,
varcammo monti e valli,
dormimmo da animali
per terre devastà.Fra le mura del convento
c’è sempre chi protesta,
ma siamo censurati
di più dei condannati.Noi prigionieri, in Russia
non abbiàm tanto sofferto:
questa è stata vera fame
oltre il quaranta per cento.Da Canale dimenticati
e da Primiero censurati:
i «belli»ci han accomodato!
Ma chi non è più tornato?!
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