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Storie

FELTRE - Un escursionista e il Colpo forestale
hanno trovato una fossa comune con i resti
di 14 soldati tedeschi, un austriaco e un italiano

II Grappa restituisce
sedici scheletri

L’identificazione è avvenuta grazie ai bottoni delle giubbe, alle giberne, alle mostrine, ai caricatori

da Il Gazzettino del 31 maggio 2003, pag. 10

Feltre - Erano lì da più di ottantanni. Sepolti, uno sopra l’altro senza distinzione di nazionalità e grado. Nessuno sapeva che fine avessero fatto quei soldati che durante le cruente battaglie della Grande Guerra, avevano combattuto lungo le pendici del Monte Grappa. Erano morti per la loro Patria ma nessuno per quasi un secolo si era curato di loro.
Nessuna ricerca, erano scomparsi nel nulla. Solo il caso e la caparbietà dì un escursionista e poi degli uomini del Corpo forestale della stazione di Feltre (Belluno), ha articolofatto sì che gli scheletri di ben 16 militari, 14 germanici, un austriaco e un italiano, venissero alla luce. Erano sepolti in una sorta di fossa comune sul Monte Grappa nel territorio di Alano di Piave (Belluno). Accatastati uno sopra l’altro.
Per riportare alla luce i reperti, gli uomini della Forestale hanno lavorato per ben due giorni, coadiuvati dal professor Renzo Barbazza, primario di Anatomopatologia del Santa Maria del Prato di Feltre che ha effettuato la perizia necroscopica. Un aiuto indispensabile visto che la lunga inumazione aveva reso quasi indistinguibili gli scheletri. Per capire che nella fossa i militari sepolti erano sedici, è stata necessaria la conta dei femori.
L’attribuzione della nazionalità e l’appartenenza ai diversi eserciti sono state possibili grazie al ritrovamento di una serie di effetti personali inequivocabili. Per capire che dodici eroi erano germanici, la Forestale si è basata sui bottoni delle giubbe che avevano impressa la Corona Prussiana. Sono state ritrovate anche due placchette con i nomi e i gradi.
Il militare austriaco aveva con sé una pipa in ceramica di chiara fattura d’Oltralpe con l’aquila tirolese. Sul cranio l’elmo del suo esercito e vicino le mostrine. Per identificare l’italiano ci si è basati sulle giberne che lo cingevano alle quali erano appesi cinque caricatori con le pallottole per il fucile Novantuno.
Reperti e scheletri sono stati quindi trasportati nella cella mortuaria del cimitero di Alano di Piave a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il pubblico ministero di Belluno, Gianni Griguolo, ha disposto l’esame autoptico repertando quindi gli oggetti ritrovati.

Alessandro Tibolla



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