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      Oltre l’altura del passo  sporgono i 3.185 metri  del poderoso massiccio roccioso del Cimon della Pala, il più sporgente e  svettante del gruppo delle Pale di San Martino, verticale nel blu scuro dei  cieli del sud. 
      Sulle pareti verticali di  crepacci selvaggi riposa un ultimo raggio di sole del giorno che lentamente  svanisce. Magicamente risplende la torre di roccia ancora irradiata di luce  rossastra. 
      L’artiglieria italiana è  annidata fra le rocce e anche al Passo Rolle e da quel luogo sparano proiettili  ostili, i quali lungo le loro traiettorie sopra la valle e le alture fischiano  stranamente nell’aria. 
      L’importante strada che  viene da Predazzo e Bellamonte  oltrepassa l’ultimo blocco stradale austriaco e  distrutta dalle cannonate, attraverso scuri boschi, taglia pacificamente nella  Val Travignolo il paesino di Paneveggio, snodandosi poi in curve sinuose fino  all’altura del passo. Dall’altra parte conduce, scendendo con ripidi tornanti,  a San Martino di Castrozza, un paese di montagna situato pittorescamente sul  quale padroneggiano dall’alto al basso i 2.742 metri della  Rosetta e i 2.780 metri  della Cima di Val di Roda del poderoso e lungo gruppo delle Pale di San Martino.
oltrepassa l’ultimo blocco stradale austriaco e  distrutta dalle cannonate, attraverso scuri boschi, taglia pacificamente nella  Val Travignolo il paesino di Paneveggio, snodandosi poi in curve sinuose fino  all’altura del passo. Dall’altra parte conduce, scendendo con ripidi tornanti,  a San Martino di Castrozza, un paese di montagna situato pittorescamente sul  quale padroneggiano dall’alto al basso i 2.742 metri della  Rosetta e i 2.780 metri  della Cima di Val di Roda del poderoso e lungo gruppo delle Pale di San Martino.
  Le trincee si allungano attraversando la amena, selvaggia e  romantica bellezza della natura disturbando la pace santa con la loro sola  presenza. Sotto di noi, a metà dell’abitato di Paneveggio, stretta tra le poche  fondamenta delle case, serpeggia l’ostile trincea con i suoi insufficienti,  poveri ricoveri nel terreno. 
      Sopra la Val Travignolo,  distante dal blocco stradale, a sinistra della strada su uno sfasciume di  bastione roccioso e tra gli arbusti, è situato il Forte Dossaccio costruito in  calcestruzzo, il quale, dotato di stanzoni armati di cannoni è un armamento  moderno nel locale campo di battaglia. Un forte che situato sopra la Val Travignolo da a  noi un buon fuoco di sbarramento e di annientamento durante le azioni di guerra  dalle “Buse dell’Oro” fin su al così nominato “Naso”, poiché le nostre  posizioni dal Forte Dossaccio sono direttamente visibili. 
      Dalle nostre posizioni  dove siamo mal accampati si vedono su un basso costone roccioso le trincee di  posizione italiane con lanciatori di mine e nidi di fucili mitragliatori. 
      Dalle “Buse dell’Oro” fin  su al così detto “Naso”, dal Grande al Piccolo Colbricon non lontano dalla  cresta della Ceremana che scorre dall’altra parte, si avvicendano entrambi le  postazioni, le quali sono a un tiro di bomba a mano e scavate profondamente nel  terreno roccioso consistono per lo più in ripari naturali e pietre ammucchiate.  In questo luogo i nervi saldi nella sorveglianza e nelle azioni di guerra sono  giorno e notte la canzone del fronte. 
      Il magnifico gioco di  colori sulla torre di roccia del Cimon della Pala è impallidito. Sulla sua cima  rimane sospesa una bandiera di nebbia, come sul Cervino in Svizzera. Lontano a  occidente svanisce il giorno, imbrunisce. Ombre grigie si abbassano a poco a  poco sulle valli tagliate profondamente. Quaggiù diventa buio velocemente e  solo sulle montagne che dominano la valle il giorno svanisce con difficoltà. La  sua ultima luce giace ancora a lungo sulle alture con un rosso tramonto  delicato e brillante. 
Nella foto, trincea che conduce alla baracca di guardia
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