Nell’agosto del 1915 la vallata era piena di soldati. Sulle Giare era accampato un reggimento di bersaglieri e nelle case, dappertutto dove ci fosse stato un possibile ricovero, tutto era occupato da ufficiali, furerie o sanità.
Una mattina si presenta al sindaco un segantino che faceva il suo turno di notte presso una segheria situata poco lontana dalla Casabianca e gli dice che nella nottata era venuto da lui un gendarme austriaco, un certo Colleselli da tutti conosciuto in paese perché nell’inverno precedente era il comandante della stazione d’Imer.
«Tu sei matto», gli dice il sindaco. «Chissà mai dove si trova il Colleselli a quest’ora. Anche se fosse sul fronte qui vicino, mai s’arrischierebbe a un’impresa simile, ora che il paese è zeppo di truppe».
«E invece si», insistette il segantino, «mi ha pregato di cuocergli la polenta, non solo, ma ha voluto che andassi ad avvisare la fidanzata, con la quale poi ha fatto una passeggiatina in Val Noana».
«Hai sognato», riprese il sindaco, «tu hai sognato senz’altro e guai a te se di questo sogno parli a qualcuno. Va’ a casa, dimentica il sogno e non accennarne neppur lontanamente altrimenti sei rovinato».
Il sindaco che conosceva il soggetto, un buon giovane, ma di poca veduta, capì subito che tutto era parto di fantasia, forse un po’ accesa dal momento che si stava attraversando in quei primi mesi di occupazione. Non volle denunciarlo perché era sicurissimo che quanto asseriva non era assolutamente vero e sperò che il disgraziato tacesse. Invece con qualcuno parlò e fatto sta che dopo pochi giorni fu chiamato al Comando dei Carabinieri e interrogato.
«Perché non sei venuto subito ad avvertire?» gli chiesero.
«Sono stato ad avvertire il sindaco».
Il disgraziato fu trattenuto e com’ era previsto, fu chiamato il sindaco. Questi si difese subito: «Sì, è venuto a raccontarmi quella fandonia, ma so chi è quel tipo e non vi ho dato il minimo peso, ben sapendo ch’era frutto di mente non del tutto cosciente. Lasciatelo libero, è innocuo, non può esser vero ciò che dice, la cosa è inverosimile e forse è un sogno o una cosa inventata per dar a intendere ch’egli era amico del Colleselli, uomo che non era accessibile tanto facilmente non per carattere, ma per difesa della sua autorità».
Purtroppo il sindaco non fu creduto in tutto, restò il sospetto: erano momenti delicati, bastava poco per venir presi sott’occhio e talvolta anche processati. Infatti il disgraziato segantino non fu più rilasciato, venne condannato e mandato subito ai lavori duri delle saline di Cagliari dove rimase fin quando, dopo guerra, fu concessa un’amnistia. La fidanzata del Colleselli, una buona figliola molto compita, che nella notte presunta era nel suo letto anziché in Val Noana, venne inviata a Trapani in un campo di concentramento dove rimase due anni. Il sindaco usci indenne dalla vicenda e ancor oggi i superstiti familiari riconoscono in ciò una grazia celeste. Il Colleselli venne invece condannato in contumacia come spia e su lui fu posta una taglia di cui venne dato subito avviso con manifesti esposti al pubblico. Egli rientrò in Primiero nel 1918 quando, dopo Caporetto, la valle era stata ripresa dagli Austriaci e in quella occasione riferì che nella notte famosa egli si trovava di servizio a Graz in Stiria anziché in Noana. S’affrettò a sposare la sua fidanzata tanto provata dalla vicenda e tornò al suo posto.
Ma, rientrati gli Italiani in Primiero e conquistato tutto il Trentino, la taglia esisteva ancora. Colleselli non poté mai più rientrare nella patria sua. Si stabili a Wörgl nel Tirolo con la famiglia. A Mezzano tornarono qualche volta la moglie e i figli, ma egli causa quella taglia, non poté mai più rivedere Colle S. Lucia, di cui era nativo e neppure riabbracciare i vecchi genitori che morirono senza rivederlo.
Tratta da: Mezzano… tempi passati
di C. Corona
Di questa vicenda ne parla anche Don Enrico Cipriani, cooperatore a Mezzano in periodo di guerra, attraverso il suo diario che invitiamo a leggere sul sito memoriatrentina.it, a cura di Paolo Gasperi.
Questa storia
sarà da introduzione alla pubblicazione su recuperanti.it
di alcuni verbali dei Carabinieri in data 1916 che hanno colpito cittadini e cittadine
del Primiero, sospettati di “austriacantismo”
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