L’Autorità militare italiana non risparmiò nemmeno un prete. Prima ancora che di spionaggio (vista la sua amicizia col parroco di Gosaldo già sotto processo) Don Luigi Marchesi venne accusato di non essere a favore dell’occupazione italiana e addirittura, si legge, di poter infondere ai parrocchiani idee di pacifismo durante i confessionali. In termini di “pacifismo” del resto, 5 mesi dopo questo verbale, più precisamente il primo agosto 1917, si mosse persino il Papa affinché cessasse quell’«inutile strage».
Data la sua “pericolosità” derivante dal rispetto e la stima che la popolazione aveva per la tonaca, dopo due anni i Carabinieri Reali ripresero in mano il suo caso ma rifiutarono la richiesta di rimpatrio. Pertanto Don Luigi Marchesi dovette rimanere in internamento.
In seguito, il documento originale e il testo trascritto. Se ci sono degli errori di trascrizione non esitate a segnalarcelo.
Originale presso l’Archivio di Stato di Trento
Si ringrazia Mario Moser per l’invio della copia
Fiera di Primiero lì 8 marzo 1917
2ª Divisione provvisoria autonoma
Carabinieri Reali
Compagnia di Fiera di Primiero
Risposta al foglio del 9 Febb.
Divisione Ris. Nö. 72
Oggetto: Luigi MARCHESI Parroco di Sagron Miss - Domanda di rimpatrio
All’Ill/mo. Signor Commissario Civile
In relazione al foglio cui si risponde, si comunica alla S. V. Ill/ma che
Don LUIGI MARCHESI
di Alfonso, nato il 13 luglio 1883 a Nociligo, già Parroco di Sagron Miss, fu internato nel Regno, fino dal 26 Giugno 1915, per sicurezza militare per disposizione del Comando della 15ä. Divisione.
Egli si mostrò sempre ostile alla nostra occupazione e lo si sospettò di esercitare lo spionaggio a nostro danno, data l’intimità esistente col Parroco di Gosaldo
Don MOSE’ LELLE
anche questi internato, dopo essere stato assolto dalla imputazione di spionaggio a nostro danno.
Risulta che i due Parroci avevano spesso colloqui e organizzavano gite assieme, rilevando fotografie.
E che buoni rapporti esistessero fra i due Sacerdoti, lo dimostra il fatto che anche dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria, detti rapporti sia pure epistolari, furono mantenuti, valendosi di persone civili.
I buon pensanti di Miss, non simpatizzano per il Don MARCHESI, di cui conoscono i sentimenti.
Col ritorno in patria, pur escludendo che possa esercitare un’azione vera e propria di spionaggio, mercè una opportuna vigilanza da parte dell’Arma locale, rimane però il dubbio che egli, valendosi del suo indiscusso ascendente di Sacerdote, possa esplicare, specie nel segreto del confessionale, una propaganda pacifista e addirittura contraria alla nostra occupazione, mantenendo latente nell’animo della popolazione un senso generale di malcontento che potrebbe avere la sua esplicazione esteriore in critica delle nostre operazioni militari e di ogni atto della nostra amministrazione.
E se pure questa seconda azione, a noi deleteria, non si verificasse, si collocherebbe in seno a quella popolazione, un elemento che affettando un falso attaccamento al nuovo regime, non esplicherebbe nessuna propaganda sincera di italianità e patriottismo, e quindi la missione del sacerdote che, nelle condizioni attuali, e delle più importanti presso le semplici popolazioni di campagna, riuscirebbe in questo caso, completamente negativa e addirittura perniciosa.
Pertanto, questo Comando esprime parere recisamente contrario pel suo rimpatrio.
IL CAPITANO
Comandante la Compagnia
De Marinis
Di questa vicenda ne parla anche Don Enrico Cipriani, cooperatore a Mezzano in periodo di guerra, attraverso il suo diario che invitiamo a leggere sul sito memoriatrentina.it, a cura di Paolo Gasperi.
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