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Storie

Theodor Christomannos nato a Vienna nel 1854
da famiglia di origine ellenica si trasferì a Merano:
capì l'importanza dell'investimento

La “Grande strada
delle dolomiti”
ha 100 anni

Una struttura fondamentale per il turismo.
Milioni di viaggiatori la percorrono ogni anno

dal Corriere del Trentino del 13 gennaio 2009, pag. 6

articolo

Horace-Bénédict de Saussure (1740 - 1799)Dopo la conquista del Monte Bianco da parte del geologo svizzero link Benedict de Saussure nel 1787, che segnò l’inizio ufficiale dell’“era alpinistica”, e la “scoperta” delle Dolomiti da parte Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de Dolomieu (1750 - 1801)di link Déodat de Dolomieu nel 1796, numerosi studiosi, geologi e scalatori, per lo più aristocratici, iniziarono a frequentare le valli ladine.
Tuttavia, a dare la spinta decisiva allo sviluppo turistico nelle Dolomiti, fu indubbiamente il miglioramento della rete viaria che agevolò l’afflusso dei viaggiatori.
Dopo l’inaugurazione delle nuove strade della Val Gardena (1856) e della Val Badia (1892), Theodor Christomannos (1854 - 1911) <br />(foto Franz Dantone)Theodor Christomannos (1854 - 1911), nato a Vienna da una famiglia di origine ellenica e trasferitosi successivamente a Merano, fu tra i primi a comprendere l’importanza di una strada che non servisse solo da accesso alle singole valli, ma che collegasse Bolzano a tutta l’area dolomitica. La sua passione per le straordinarie montagne, la sua lungimiranza e il suo spirito d’intraprendenza lo fecero quindi ideatore e promotore della “Grande Strada delle Dolomiti”. La sua scommessa, per quanto avversata dalle autorità locali, venne appoggiata pienamente dalla sezione di Bolzano del “Deutscher und Österreichischer Alpenverein” che già in precedenza aveva avanzato una simile proposta dal governo provinciale del quale Christomannos faceva parte e dagli ambienti ministeriali viennesi.
Con legge provinciale tirolese del 22 agosto 1897 fu deliberato di costruire la strada da Arabba a Canazei fino a Moena, detta “del Pordoi” e quella da Pieve di Livinallongo a Cortina, detta “del Falzarego”. Per il tronco da Arabba a Pieve di Livinallongo doveva servire quella terminata nel 1902 che prolungava la strada che da San Lorenzo di Sebato risaliva la Val Badia e conduceva fino a Pieve di Livinallongo passando attraverso il passo Campolongo. Per il tronco da Cardano, nei pressi di Bolzano, a Moena era già completata la strada attraverso la Val d’Ega che poi oltrepassava il passo Carezza e scendeva in Val di Fassa.
Secondo questi piani prendeva forma un po’ alla volta la “Grande strada delle Dolomiti”. Nel 1903 fu inaugurato il tronco da Moena a Vigo di Fassa e nel 1904 il tratto che da Vigo portava ad Arabba. Nel 1906 venne aperta la strada che attraverso il passo Falzarego raggiungeva Cortina d’Ampezzo e successivamente. nel settembre dello stesso anno, si festeggiò solennemente l’apertura della strada del Pordoi. Nel 1907 fu terminato il tratto che da Cortina conduceva a Dobbiaco e nei due anni seguenti si svolsero nuovi lavori per permettere il transito delle automobili lungo l’intera “Strada delle Dolomiti”, reso possibile dal marzo del 1909, anno in cui si festeggiò anche l’apertura ufficiale del tronco attraverso il Falzarego.

Cartolina d'epoca

Secondo l’idea di Christomannos la “Strada delle Dolomiti” doveva valorizzare ulteriormente l’area dolomitica, segnando il definitivo passaggio da un’esistenza di sacrificio e stenti dei valligiani al benessere portato dallo sviluppo turistico. Nei paesi ladini il numero di turisti andava crescendo di anno in anno. Ampezzo passò da 4 alberghi con 35 pernottamenti di forestieri nel 1865 a 25 alberghi, 10 ville, 2 caffè e una cucina economica con quasi 20.000 pernottamenti di forestieri e altrettanti passanti nel 1905. Anche i proprietari di case private prepararono alloggi, avviarono negozi e costruirono rifugi di montagna con posti letto e servizio di ristorazione. Verso il 1910, l’intera popolazione si dedicava ormai al turismo, quasi fosse quella l’unica fonte di guadagno possibile.
Meno sostenuto fu lo sviluppo di Ortisei che nel 1870 vantava 100 presenze, mentre nel 1910 il numero si attestò su 5.200. In Val di Fassa, Campitello era una stazione alpinistica rinomata già dal 1850, nonostante avesse soltanto due alberghi. Era infatti la base di partenza maggiormente nota per le salite nei gruppi dolomitici del Catinaccio, del Sassolungo, del Sella e della Marmolada, Ai residenti non mancavano le occasioni per alternare il lavoro nei campi o di pittore migrante stagionale con quello di guida alpina. Il numero delle presenze dei forestieri, in prevalenza austriaci e tedeschi, iniziò così a crescere anche negli altri paesi della valle: all’alba del XX secolo, Vigo di Fassa ma anche Canazei superava le 4.000 presenze annue.
Oggi, a distanza di 100 anni dal completamento della “Grande strada delle Dolomiti”, sono diversi milioni i turisti che ogni anno la percorrono per ammirare le bellezze naturali di un paesaggio senza termini di paragone.

Werner Pescosta



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