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Storie

FORTE DOSSACCIO

(m. 1818 s.l.m.)

testo tratto dall’insegna antistante il Forte

Il forte, ora di proprietà della Provincia Autonoma di Trento e facente parte dei beni Forte Dosssacciodella Foresta Demaniale di Paneveggio, si trova ora in stato di precaria manutenzione e l’accesso non è possibile per motivi di incolumità.
E’ comunque in atto un progetto di manutenzione e messa in sicurezza, che prevede di renderlo accessibile al pubblico.
Il progetto coinvolge la Provincia Autonoma di Trento (Servizio Parchi e Foreste Demaniali e Servizio Beni Culturali), l’Ente Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino e il Museo Storico di Trento.

LA STORIA
Complesso fortificato austriaco tardo ottocentesco, costruito insieme alla strada di Forte Dosssaccioaccesso a Forte Buso - fra il luglio 1890 e l’ottobre 1895 e ammodernato prima della guerra (nel 1912).
Il forte venne scavato entro la roccia del Dossaccio e costruito in conci di porfido, lavorati in modo egregio. Al forte sono annessi la vasca per la raccolta dell’acqua piovana (non ci sono sorgenti, trattandosi di una posizione cacuminale) di camminamento per l’osservatorio, sotterranei, trincee.
Il forte costituiva il perno tra i sistemi difensivi del Travignolo e del Passo San Pellegrino. Il Forte Dossaccio è stato concepito Forte Dosssaccioper agire in lontananza da posizione sicura con possibilità di sparare in tutte le direzioni (verso Passo Valles, verso Rolle - Colbricon, verso Bocche - Juribrutto ed eventualmente anche verso Predazzo, in caso di sfondamento sul Lagorai).
Il corpo principale è a pianta pentagonale cui a nord-est è collegato un corpo a linea spezzata. Il fossato frontale era protetto da un cofano di calcestruzzo con un gruppo di mitragliatrici.
L’armamento era costituito da 4 cannoni da 120 mm in casamatta con feritoie ad apertura minima, da 4 obici da 100 mm in cupole d’acciaio girevoli e da 12 mitragliatrici da 8 mm. Il forte era inoltre dotato di una torre per riflettori e d’osservazione.
Nel corso Forte Dosssacciodella guerra i cannoni vennero spostati all’esterno del forte, nel bosco, in parte in gallerie blindate, collegate con tunnel e trincee. Le cupole degli obici vennero rifatte in calcestruzzo nelle quali vennero impiantati dei tronchi per simulare la presenza dei cannoni spostati.
Nel 1915 e 1916 i cannoni del forte contribuirono efficacemente alla difesa della linea del Passo Rolle e del Colbricon. Il forte fu ripetutamente bombardato, ma i grandi blocchi di porfido resistettero efficacemente anche alle granate da 280 mm dell’artiglieria italiana.


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