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Storie

Oggi si chiamerebbero “opere pubbliche”. Ce ne sono tante che utilizziamo anche tutti i giorni, lasciateci in eredità dalle amministrazioni austriache dai fasti di Maria Teresa al primo conflitto mondiale, non solo nel Tirolo del Sud. Si pensi alla ferrovia Milano-Venezia, compagna di viaggio quotidianamente di centinaia di migliaia di pendolari e vacanzieri, a quella della Valsugana, inaugurata fraternamente con gli italiani ancora amici poco prima dello scoppio della Grande Guerra, alle Scale di Primolano, imponente opera architettonica progettata dal “nostro” Luigi Negrelli. Si pensi anche ai gioielli architettonici lombardi del XVIII-XIX secolo affidati al genio neoclassico del Piermarini, docente all’Accademia di Brera voluta da Maria Teresa, tra cui la Villa Reale di Monza, il teatro alla Scala, Palazzo Reale e gran parte di Corso Venezia e Porta Orientale, tra cui i giardini pubblici e le terme. Altre strade e costruzioni vennero costruite, peraltro in breve tempo senza le lungaggini di oggi, per scopi militari, come è il caso del Passo di San Boldo nel Trevigiano.

(m.d.)


TRICHIANA - Si è conclusa ieri la festa sul San Boldo
che ha visto la partecipazione di centinaia di alpini
e di appassionati di montagna

Percorsi turistici
della Grande Guerra

La strada militare fa costruita in circa quattro mesi
dagli austriaci nella prima metà del 1918

da Il Gazzettino del 16 giugno 2003, pag. 15

articolo

Militari austriaci alla costruzione <br />della strada a San BoldoTrichiana - (l.r.) Si è conclusa ieri al passo di San Boldo la due giorni organizzata per valorizzare i “percorsi turistici della Grande Guerra”, che, con un convegno a Cison di Valmarino e con alcuni appuntamenti sul passo che unisce le provincie di Treviso e di Belluno, ha ripercorso i “100 giorni” nei quali gli austro - ungarici costruirono l’omonima strada.

«In verità i giorni furono 130 - ha spiegato il professor Marco Rech - dal 1° febbraio ai primi di giugno del 1918. Furono impegnate circa 7.000 persone. Il progetto era stato concepito e preparato dall’ingegnere del genio civile austriaco, colonnello Nikolaus Waldmann, che in un primo momento aveva ipotizzato sei tunnel, poi uno venne sostituito con un tornante più secco e con una più alta pendenza. Negli ultimi 80 metri di dislivello sono stati ricavati 800 metri di percorso quando la valle ne offriva solo 300».

Il passo di San Boldo in un graffito <br />del 1995 di Giuseppe GravaAllora la via fu costruita per motivi militari, portare i rifornimenti da Vittorio Veneto al Grappa nel modo più diretto. Ottantacinque anni più tardi se ne è ricordata la storia per trasformarla in una arteria di collegamento turistico e per essere occasione di dialogo fra genti europee e dell’est. Per questo si sono impegnati soprattutto gli alpini dell’Ana di Tovena, guidati dal presidente Mario Magagnin, che negli ultimi 40 giorni hanno costruito sul San Boldo la loro sede e si sono preoccupati di preparare ogni momento dell’intera don Pietro Zangrandomanifestazione, vissuta nell’ultimo fine settimana, che ha richiamato nella località quasi un migliaio di persone in poco meno di 24 ore. Fra le altre attività, da ricordare la posa di una pergamena in marmo, con una scritta bilingue, dello scultore vicentino llario Trevelin e la mostra fotografica del saggista e scrittore trevigiano Innocente Azzalini, con circa 250 scatti soprattutto sull’occupazione e sull’aviazione austriaca nella Marca, nonché con un angolo dedicato a don Pietro Zangrando (1877-1935), il capellano militare bellunese poi parroco a Perarolo e Sospirolo.

link Il passo di San Boldo e la sua storia
(www.tragol.it)



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