da Alpini... Sempre! Dicembre 2004 Anno XXV n. 4 pag.16
Da giorni farfalle di neve tagliavano il gelido cielo sul Massiccio del Grappa. Erano finite perlopiù le grandi battaglie: il fronte italiano teneva bene. Si erano appena scontrati gli Alpini del Feltre e quelli del monte Pavone con gli uomini del tenente Rommel. Nel mese di novembre le battaglie sulle cime avanzate del Tomatico, Peurna, Cornella, Roncon e Prassolan avevano richiesto grossi sacrifici dall’una e dall’altra parte del campo e molti Feltrini erano morti sul massiccio del Grappa. Si era perso solo Spinoncia il giorno 11 dicembre; era caduto anche il Valderoa il giorno 17 dopo giorni di tortura sotto il bombardamento dei devastanti mortai Skoda da 305 mm, che scagliavano 4 quintali di morte da oltre 11 chilometri. Si attendeva l’ultima battaglia sul Monte Tomba per consolidare la difesa di questi ultimi monti sulla pianura veneta.
Ma era Natale... proprio la notte di Natale. La guerra tutti la sopportavano in qualche modo, senza poter avere alcun entusiasmo.
Foschia, niente luna; nevischio. Quattro baldi alpini decidono che forse è il caso di festeggiare la notte santa con un po’ di tabacco. Le linee italiane purtroppo non ne erano fornite. Bisognava cercare altrove, magari cercando di “svaligiare” qualche sentinella austriaca.
Iniziò l’operazione. Quatti, quatti i temerari giunsero nel nido di una sentinella austriaca che stava canticchiando una nenia. Senza colpo ferire venne catturato l’omone avversario. Poco sotto, nella trincea italiana gli venne illuminato il viso: era “un vecchione almeno cinquantenne con due mustacchi grigi da generale”. Era tirolese, padre di sei figli e nonno ormai da tempo. Mostrò orgoglioso la sua famigliola, togliendo dal taschino una foto spiegazzata, ma ben conservata, e raccontò che loro - gli austriaci - sì avevano del tabacco, ma vivevano stentatamente con poco pane nero.
Le zone del Grappa che furono teatro di guerra
anche quando avvennero i fatti raccontati da Marco Rech
Gli alpini si guardarono in faccia e in un lampo decisero di rimandare il vecchio austriaco al proprio posto di combattimento.
Passati alcuni momenti gli alpini videro scendere davanti alla loro trincea una corda con attaccato un pacchetto di grossi sigari. C’era anche un biglietto: “Buon Natale!”.
Staccati i sigari, i nostri attaccarono al capo della corda tutto il pane racimolato nel loro settore di trincea e vi infilarono un biglietto con i ringraziamenti. Valeva da “Buon Natale!”.
Il 26 successivo, fantasmagorie di scoppi su tutta la linea del Montello crearono un grosso allarme da parte italiana. Ma non era un’offensiva! Semplicemente una divisione di magiari festeggiava il patrono d’Ungheria, S. Stefano.
Così la guerra diventava un po’ più umana.
Marco Rech
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