di Luciano Brunet
Sono trascorsi settant’anni dal loro rientro a Primiero, alle loro case, nel mese di Gennaio del 1919.
La stampa regionale e nazionale non ne ha fatto cenno limitandosi a commemorare la fine della I Guerra mondiale.
Un piccolo plauso merita il pacato inserto del giornale Alto Adige dei 3 Novembre 1988, ma neppure in esso si fa cenno ai prigionieri primierotti a Isernia.
Ed ecco quanto accadde a 498 militari primierotti nell’esercito austro-ungarico al loro ritorno in Valle, a casa.
Un invito a stampa esposto in tutti i paesi della Valle di Primiero ripeteva:
«In ottemperanza agli ordini emanati dalle Autorità Superiori si invitano tutte le persone già appartenenti all’esercito austriaco, e rientrati alle loro case dopo la ritirata, a presentarsi alle locali autorità militari per essere inviate in Italia.
La presentazione dovrà effettuarsi entro la giornata di lunedì prossimo 18 corrente mese e precisamente: per i Comuni di Fiera di Primiero, Transacqua, Tonadico, Siror, Sagron Mis, Mezzano ed Imer a Fiera di Primiero presso il Comando di Presidio (73° Reggimento Fanteria).
Per Canal S. Bovo e frazioni dipendenti in Canal S. Bovo presso il Comando del Distaccamento del 73° Fanteria (2° Battaglione)».Il R. Commissario Civile Maggiore Catelli.
Fiera di Primiero, 16 novembre 1918
I Kalserjäger appena rientrati a casa, disarmati, stanchi, con in tasca solo il Praktischer Kriegs-Taschen-Kalender ovvero quel libricino-diario personale consegnato ad ogni militare austro-ungarico, adusi all’obbedienza militare, si presentarono al Presidio puntuali a Fiera ed a Canal S. Bovo.
Vennero inquadrati ed avviati, sotto scorta, prigionieri, a Isernia, allora cittadina del Sud in provincia di Campobasso.
E ci fu chi morì lungo il viaggio di trasferimento; chi mori nella prigione di Isernia, un vecchio monastero.
Il 6 Dicembre 1918 il Maggiore Catelli viene allontanato da Primiero e gli subentra, nell’ufficio commissariale, l’avvocato Giuseppe Varola bellunese.
Il nuovo commissario civile Varola, già noto a Primiero fin dal 1915, si preoccupa del rimpatrio dei prigionieri primierotti a Isernia; tranquillizza, per quanto gli é possibile, le famiglie.
La prigione è dura, a Isernia; il trattamento riservato ai Primierotti, crudele.
Invano i figli della «Fontana fraterna» tentano di portare sollievo al prigionieri, elusa la norma internazionale che non prevede di certo la cattura di soldati inermi dopo la firma dell’armistizio e che ritornano, sfiniti, alle loro abitazioni.
Per i Primierotti è un doloroso incontro con la... nuova patria, un’esperienza che il tempo non cancella.
Finalmente il 20 Gennaio 1919 Varola scrive ai sindaci:... «Sono lieto annunciare che Comando I Armata ha ordinato rimpatrio di tutti i militari già appartenenti esercito austroungarico concentrati ad Isernia. Il ritorno in patria avverrà un po’ per volta».
In tre turni successivi i Primierotti, prigionieri ad Isernia, fecero ritorno a Primiero, ma alcuni erano morti laggiù, altri lungo il viaggio.
Fu la fine di un incubo per le famiglie di Primiero.
Ogni ulteriore commento non farebbe che accentuare i ricordi di tanta e disumana sofferenza.
Nel sogno, ma fu realtà, rivedo mio padre già militare in Feldgrau che, ritornato più tardi dalla Romania, va incontro per lo Schener ai suoi più sfortunati compaesani che tornano «pieni de pedoci e de miseria» dal carcere di Isernia.
Vd. “Voci di Primiero” nr. 2 - febbraio 1989, pag. 7
La chiamata per Isernia
Prigionieri a Isernia
Mera “miope organizzazione burocratica”?
Finalmente a casa
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