Il sindaco Brambilla ha accolto l’ospite
con un discorso inneggiante alla pace
tra i popoli, gli stessi valori di Carlo I
Il momento clou lo scoprimelo della targa
Karlplatz in piazza Maggiore, gli Schützen
presenti in vari momenti del cerimoniale
dal Corriere delle Alpi del 31 luglio 2006, pag. 12
FELTRE. Giornata piena - forse pure troppo - per Georg d’Asburgo, ambasciatore d’Ungheria all’Unione europea ed arciduca d’Austria, che ha attraversato mezzo feltrino per presenziare ad una sene di iniziative ufficiali e non promosse dal centro studi «Beato Carlo I». II momento principale, alla presenza anche del questore e del prefetto, è avvenuto a Feltre, ma anche Cesiomaggiore e Pedavena hanno ospitato l’erede al trono imperiale viennese.
La lunga giornata è iniziata presto, alle 8, con la messa nella concattedrale di Feltre. Un momento che ha rappresentato quasi l’unica occasione di riposo per l’ambasciatore e la moglie. Dal momento della partenza dal sagrato del Duomo un’ininterrotta no stop che ha reso raggiante l’erede asburgico, che non si attendeva un’accoglienza così calorosa da terre che sino alla Prima guerra mondiate erano comunque sotto il dominio austro-ungarico.
Il momento clou è avvenuto a Feltre, in sala degli Stemmi e in piazza Maggiore. Alla presenza di una nutrita schiera dì autorità, tra sindaci del Feltrino e rappresentanti di Provincia e Regione, il sindaco Brambilla ha accolto l’arciduca Georg con un discorso inneggiante alla pace tra i popoli, ricordando che la pace della quale oggi parliamo «è un valore riconosciuto, teso a superare pregiudizi ideologici, razziali, religiosi. In questo momento storico a metterla in pericolo sono le grandi disuguaglianze culturali, economiche e sociali».
Il presidente del Centro studi «Beato Carlo I» Nicolino Pertile ha ricordato la figura del nonno di Georg, Carlo I d’Asburgo appunto. Venne in visita alle sue truppe nel novembre 1917 ed in quella data fu apposta sul muro di palazzo Guarnieri la targa Karlplatz. «È stata lì per 90 anni, senza che alcuna mano l’osasse deturpare, a dimostrazione della stima della quale Carlo I ha goduto e gode tuttora, visto che è stato beatificato».
Georg d’Asburgo è apparso commosso, ha iniziato in italiano, ringraziando i presenti, per poi passare alla sua lingua, il tedesco. «Vi porto i saluti di mio padre Otto, che per motivi di salute non può essere qui con voi. Mio nonno Carlo è stato beatificato per aver tentato in ogni modo, pur senza riuscirci, di chiudere anzitempo la Grande guerra. È un’immensa gioia vedere che oggi la targa con il suo nome è ancora presente in questa piazza».
Ancora più commossi sono apparsi l’ambasciatore d’Ungheria e la moglie al momento di scoprire la lapide di palazzo Guarnieri, dopo un breve discorso di Michele Balen, che ha ricordato come grazie a questa targa in tedesco che si affaccia su piazza Maggiore «Feltre ancor di più si ponga come luogo d’incontro di due culture, quella della laguna e quella della Mitteleuropa».
Fugace in precedenza era stata la visita a Cesiomaggiore, caratterizzata dal passaggio a Marsiai alla casa di Giuliana Da Pont Budel, balia del nonno Carlo I. e dalla sosta davanti al municipio cesilino, dove alla presenza del sindaco De Bastiani è stata svelata una lapide a ricordo di questo momento ed è stata consegnata all’erede imperiale asburgico una foto ritraente il padre Otto e l’ultimo soldato vivente dei Kaiserjäger di Cortina.
Breve è stata anche la visita privata al cimitero di Feltre, alla presenza di tre compagnie di Schützen trentine, per rendere omaggio ai 3.550 morti austroungarici qui sepolti. Più corposo il soggiorno pedavenese, con il pranzo in Birreria Pedavena, al quale è seguita la scoperta, assieme al sindaco Zaetta, di una lapide commemorativa di questa visita nell’anno che festeggia anche la riapertura dello stabilimento birrario. Poi, mentre Georg d’Asburgo prendeva la via di casa, è arrivato l’ultimo saluto da parte degli Schützen trentini e del Corpo musicale folkloristico di Primiero, che ha intonato La marcia di Radetzky.
Ivan Perotto
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