Lato italiano, rifugio Prabello |
Lato italiano, |
Lato italiano |
Lato svizzero |
Lungo la trincea |
L’entrata |
L’entrata |
L’interno |
L’interno |
L’interno |
di Marco Depaoli
breve racconto delle trincee di Sasso Gordona, tratto dalla guida locale
La Prima Guerra mondiale sul fronte italo-austriaco fu una guerra di posizione: quando un esercito riusciva a conquistare una zona era fondamentale mantenerla, creando una serie di ostacoli per rendere faticoso l’eventuale contrattacco del nemico (strutture di difesa passiva). Invece, le postazioni di artiglieria servivano a contrastare attivamente il nemico, bersagliandolo, e quindi erano strutture di difesa attiva.
Strutture di difesa passiva
Per tenere la postazione, veniva anzitutto scavata una trincea, vale a dire una sorta di “canale” dentro il quale i soldati si posizionavano a difesa delle proprie postazioni, protetti dal fuoco nemico. Davanti alla trincea venivano quindi stesi dei reticolati di filo spinato (qui avevano una profondità di 5 metri) e dei “cavalli di Frisia”, (sorta di cavalletti a forma di croce) che servivano ad ostacolare l’avanzata delle truppe nemiche. Nella trincea i soldati vivevano anche per mesi: la Grande Guerra fu soprattutto una guerra di trincea.
Costruzione
Le trincee in montagna venivano prima scavate nel terreno o nella roccia, poi venivano sostenute le pareti per mezzo di muri a secco, quindi venivano completate con le strutture necessarie al loro pieno funzionamento: piazzole per le mitragliatrici, feritoie per l’osservazione, piccoli incavi nel muro per appoggiare le munizioni, rialzo sul fondo della trincea con funzione di appoggio per i soldati, canalizzazioni per lo scolo delle acque.
Collegamenti
Le trincee erano quasi sempre realizzzate a tratti discontinui, nei punti più strategici per il controllo del terreno antistante: per raggiungerle venivano create le scale, mentre i vari tratti di trincea armati venivano collegati fra loro da camminamenti, piccole trincee non armate trasformabili all’occorrenza anch’essi in trincee vere e proprie. All’estremità di ogni tratto di trincea talvolta si ritrovano anche i ricoveri in caverna per la truppa, ricavati nella roccia.
Le postazioni per armi automatiche si possono trovare in vari modelli: aperte con basso muretto per tiratori sdraiati, completamente blindate con 2, raramente 3, feritoie a 45°, banchina per appoggio dell’arma (l’operatore sparava stando seduto su di uno sgabello) o simili alle precedenti ma scavate nella roccia viva. Nella fattispecie quella qui presente è un buon esempio di appostamento scavato nella roccia caratterizzato dalla particolarità di avere 4 postazioni di tiro che dominano su ben tre versanti. L’ingresso originale, oggi inaccessibile per il crollo della volta, era posizionato sul versante nord, protetto dal costone della montagna. La sua funzione tattica era di proteggere il fianco della montagna dell’avanzata delle forze nemiche. Queste postazioni erano generalmente armate con mitragliatrici tipo Revelli Fiat 1914 (del peso di 38,5 Kg, montata su treppiede) con velocità di tiro di 500 colpi al minuto, erano in grado di sparare ad una distanza di 500 m.
Si prosegue risalendo verso la vetta raggiungendo il primo di tre ordini di trincee che tagliano traversalmente la dorsale. Qui, anziché proseguire direttamente, è possibile prendere a sinistra (nord), percorrere il camminamento coperto della trincea, e ricongiungersi con il sentiero principale giù a monte. Raggiunta la terza trincea non resta che affrontare lo “strappo” finale verso la vetta, lugo un sentiero attrezzato con catene. Quest’ultimo tratto è da percorrere con cautela per la franosità del versante e la pericolosità di alcuni passaggi. Si raggiunge quindi la vetta contraddistinta da punto trigonometrico IGM e dalla croce posta poco distante. Dopo aver contemplato lo spettacolare panorama si affronta la discesa lungo la cresta orientale dela montagna, percorrendo ancora un breve tratto di sentiero attrezzato. Pochi metri sotto la vetta, in corrispondenza di una casermetta addossata alla roccia è possibile, abbandonando il sentiero principale, imboccare una traccia verso sinistra che conduce all’ingresso di una galleria blindata. È l’Osservatorio del Sasso Gordona, una postazione in caverna dalle cui feritoie era possibile tenere sotto controllo la cresta montuosa del Bisbino, al Monte Generoso e le sottostanti valli.
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