Nata nel 1931 a Masi di Imer e ivi residente.
Intervista del 17 settembre 1999
Sono in attesa “del” Gòbber (Silvio Gòbber), il più vecchio del paese, che sa tutto... ed era anche segretario comunale.
Bertilla Bettega mi informa che il vecchio confine austro-italiano si trovava nell’attuale località Pontet, dove c’è l’albergo, al lago... c’è il confine, dove viene giù la valle e c’è il ponte: là c’è il cartello Provincia di Trento/Provincia di Belluno.
Il paese di Masi non è stato colpito, rovinato dalla Prima guerra... lei ha uno zio, Bettega Luigi, che è morto in guerra, combattendo con l’Austria.
Non ricorda di aver sentito parlare di maltrattamenti o di soldati ex asburgici portati in prigionia - internamento a Isernia - sono tornati normalmente.
[...]
Per voi, quelli che abitavano in provincia di Belluno, erano italiani..
«Sì, loro erano italiani... qua siamo [i suoi genitori] andati a scuola tutti sotto l’Austria...»
E allora parlavate tedesco?
«Sì, anche mia mamma e mio papà, proprio tedesco ... lo si imparava a scuola.
A noi ci dicono che siamo “italiani ciapàdi col sciòp”. Così ci dice la gente che non sa... discutono questi uomini a volte, e qualcuno dice «noi siamo austriaci, siamo Südtirol»... sì, sì... gli dicono gli altri... “voialtri sì italiani ciapàdi col sciòp” i me dise (... siete italiani presi col fucile, ci dicono).
Comunque qua c’è il confine e hanno tutti la mentalità austriaca. Serviva il confine, serviva. Siamo nati con quella mentalità che noi siamo più tedeschi che italiani.
Però noi che siamo cresciuti sotto l’Italia ci siamo trovati bene... io sono del 1931... non ho avuto problemi a scuola ... i maestri erano nostrani, di qua.
Mio zio - fratello di mio padre - Bettega Luigi è morto in guerra, in Galizia, ma non c’è la sua foto, fuori, nel monumento davanti alla chiesa di Imer [che è genericamente ai caduti] ... mentre le foto e i nomi di tutti i caduti sono dentro alla sede degli alpini di Imer...
Si pronuncia Imèr, perché ímer, in tedesco vuol dire “sempre” ... io il tedesco l’ho imparato perché sono andata all’estero, in Svizzera».
Mi invita ad andare nella strada “dei Gusellini”, sulla sinistra andando verso Imer, ma senza scendere sulla statale... là c’è Aurelio Bettega che mi racconterà tutto... domandare “dell’Aurelio”...
Ringraziamo Camillo Pavan che ha raccolto questa intervista e ci ha concesso la sua pubblicazione. Per la versione integrale e le altre interviste vi invitiamo a consultare il sito e il blog dello scrittore.
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