Nato nel 1912 a Masi di Imer dove risiede.
Intervista del 17 settembre 1999
«Mio padre ha fatto la guerra del ’18, si è fatto tre anni di Russia e «mi del quarantadoi ò fat tuta la ritirata» (della Russia, 1942-43) e ne ho fatte abbastanza, perché ne ho viste di tutti i colori...
Però bisognerebbe saper parlare... perché altrimenti sì, ero kaputt, là. Per fortuna che avevo imparato il russo, il russo lo parlavo bene. Avevamo un tratto di linea di 13 km da tenere...
Mio padre, nella prima guerra mondiale, ha fatto tre anni di guerra. Io ne ho fatti di meno, però «di 180 uomini che eravamo, siamo rimasti in 7»; sono anche decorato e graduato...
Mio padre, Bettega Roberto è morto a 97 anni, è stato fino in Galizia; l’hanno fatto prigioniero e l’hanno fatto andare a lavorare sulla linea del treno...
E quando è stato il mio turno di andare in Russia mi ha detto: «Tu vai in Russia, adesso, prendi questa roba qua, se vuoi venire a casa». E cosa mi diede? Un santino della Madonna! E con questa sono venuto a casa. Era la Madonna, qua della Valsugana, come si chiama? E con quella sono venuto a casa. Ogni volta che mi trovavo in difficoltà io invocavo la Madonna e lei mi liberava...
Io sono del 1912 ... ma non ricordo della Prima guerra, perché sono nato in Austria, e ho fatto quattro anni lavvìa e so che le prendevo dai todésch le bacchettate sul culo, perché andavo a scuola, e non lo capivo e non volevo impararlo, il tedesco. Eravamo a Nensich [?]...
Eravamo lavvìa perché mia mamma ha fatto 26 anni in fabbrica e mio padre anche lavorava nella stessa fabbrica. Io non so però cosa facessero in quella fabbrica, perché ero piccolo...
Dopo la guerra siamo venuti qua in paese e qua c’erano mia nonna e mia zia. Così ci siamo piantati qua, e sono ancora qua...».
Come fu il ritorno di suo padre dalla Prima guerra?
«Era mezzo ammalato, aveva preso una bastonata... laggiù lo tenevano stretto (col mangiare)... e poi viveva in certi punti a -40°...»
Come vi hanno trattato gli italiani?
«Gli italiani ci hanno trattato bene... io non posso dire niente, di loro... invece posso dire dei tedeschi che non posso più vederli... e ne ho anche ammazzati (durante la guerra) [...]
La Madonna che mi diede mio padre era la Madonna di Lourdes... e anche adesso la prego tutti i giorni».
Ringraziamo Camillo Pavan che ha raccolto questa intervista e ci ha concesso la sua pubblicazione. Per la versione integrale e le altre interviste vi invitiamo a consultare il sito e il blog dello scrittore.
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