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Storie

San Pio X e Carlo d’Asburgo,
di fronte alla prima guerra mondiale

don Florian Abrahamowicz F.S.S. Pio X,
conferenza tenuta a Mezzano a Primiero (Tn) nel 2004,
c/o la Sede del Gruppo Alpini di Mezzano

La tracotanza dei nemici non permette la pace
La congiura della stampa

Dalla corrispondenza dell’ambasciatore russo a Parigi, Izvol’sky, con il suo ministro a Mosca Sazonov, risulta che per aizzare l’opinione pubblica francese alla guerra, dal 1904 al 1906, sono stati  pagati 2.306.407 franchi a 44 giornali e 33 giornalisti. Nel 1914 la cifra attingerà i 10.250.000 franchi.
Più potente della corruzione della stampa francese operata dalla Russia fu l’orchestrazione dell’impero giornalistico di Alfred Charles William Harmworth, conosciuto sotto il nome di Lord Northcliff, capo del “Times” e della “Crew-House”, un’istituzione creata da lui per la guerra psicologica. Il suo stato maggiore era composto fondamentalmente da due giornalisti, Wickham Steed e Seton-Watson e da agitatori politici, i due cechi, Masaryk e Benesh che fornivano alle massonerie alleate la dottrina d’azione. Il loro ragionamento era il seguente: otto milioni di tedeschi e otto milioni ungheresi dirigono 50 milioni abitanti. Ora i russi non vogliono 15 milioni fra cechi e slovacchi cattolici e ruteni non ortodossi. L’occidente deve contare dunque sui cechi contro i tedeschi e gli ungheresi, nella lotta comune in vista dello smembramento dell’Austria-Ungheria e dell’espulsione dell’Austria dall’Adriatico.
Queste idee Masaryk, con l’aiuto di Seton-Watson, le trasmette ai giornali “Il Secolo”, “Corriere della sera” e al “Popolo d’Italia”. Sono queste le idee che ispiravano i volantini della propaganda militare italiana anti-austriaca. Per l’Italia, una propaganda pericolosa poiché il risveglio nazionalista dei popoli croati e sloveni, rischiava di compromettere le aspirazioni italiane sulla costa dalmata... Una propaganda che andava nel senso della famosa “vittoria mutilata”. C’è chi in Italia prevedeva questo pericolo, e che si opponeva allo smembramento totale dell’Impero, che avrebbe destabilizzato i Balcani e reso difficile all’Italia d’impadronirsi dei territori promessi. Perciò né il ministro Sonnino, né i governi francese e inglese, ma neanche il presidente degli Stati Uniti d’America proclamavano la necessità di annientare l’Impero. Ai livelli dei governi gli interressi territoriali ed economici (i panmercati) prevalevano sull’odio ideologico verso gli Asburgo e della società cristiana. Non c’era quell’odio che farà dire più tardi a Benesh: “meglio Hitler che Asburgo”.
Lo stesso presidente degli Stati Uniti d’America Thomas Woodrow Wilson rifiutava di ricevere i rappresentanti dei comitati slavi, Stefanik per la Slovacchia e Pasic, presidente del consiglio serbo. Wilson ignora l’accordo di Corfù tra i serbi ed i croati, non riconosce il trattato degli Alleati con la Romania e non si sente legato dei patti di Londra per quanto riguarda l’Italia. Lui, ossessionato dai suoi piani massonici della repubblica universale, pensava di realizzarla tramite i suoi famosi 14 punti, che prevedevano però l’autodeterminazione dei popoli. Questo diritto all’autodeterminazione fece tremare coloro che decisero l’Austria delenda, perché andando alle urne, nessun popolo avrebbe votato i confini dettati nei sobborghi di Parigi. Masaryk temeva molto le proposte di Carlo di dare autonomia ai popoli perché combaciava con l’autodeterminazione dei popoli stipulata da Wilson. “Ancora qualche passo in avanti di tale sorta e siamo perduti”, disse Masaryk.

La Conferenza dei “popoli oppressi”

Temendo la sopravivenza della monarchia, chiamata da loro  “Völkerkerker” (prigione dei popoli), i gruppi degli emigrati si riunirono a Roma l’8 aprile 1918 per una conferenza.
Sono presenti Salvemini per il Comitato d’amicizia italo-jugoslavo; Benesh, Stefanik e Osuky per i cechi; Trumbic e Mestovic per gli Jugoslavi, Shirmit per i polacchi, e Mironescu per i romeni. Oltre a vari senatori, deputati vi sono presenti i giornalisti Seton-Watson, Wickham Steed e Lord Northcliff, ma anche giornalisti italiani, Amendola, Borghese e Mussolini. In oltre vi troviamo lo scrittore Bernard Shaw. Risultato della conferenza: viene ribadita la sentenza: Austria delenda est. Bisogna convincerne innanzitutto il presidente Wilson.

Wilson,
il principe della “pax americana”
cambia idea

Nel giro di pochi mesi Wilson dichiara che i suoi 14 punti sono superati e accetta di mettere in pratica le teorie dei signori Benesh e Masaryk. Chi sono questi due personaggi, qual è il loro potere, da dove lo traggono per avere una tale influenza sul capo dell’esercito più potente del mondo?
Dimmi chi sono i tuoi amici e io ti dirò chi sei. Gli amici di Masaryk e di Benesh sono membri della Fabian Society e della Round Table. In quest’ambiente divengono amici dell’ambasciatore personale di Wilson, il colonnello Edward Mandell House, fondatore della Round Table. Si tratta di un’associazione di benefattori di cui fanno parte Cecil Rhodes, colui che detiene il monopolio dei diamanti in Sudafrica, i banchieri Cassel e Jacob Schiff, quest’ ultimo è il noto finanziatore della rivoluzione russa, e tanti altri personaggi del mondo letterario, politico ed economico. Sono loro che hanno finanziato anche questa guerra, un affare di 1000 miliardi di marchi tedeschi in oro. La guerra costò 292 miliardi alle potenze centrali e 800 miliardi agli Alleati (di cui 63 all’Italia). E tutti belligeranti ricevevano questi crediti dai grandi astuti finanzieri americani. Questi finanziamenti erano “imparziali”, elargiti da istituti bancari fuori del controllo dello stesso stato americano. Non dimentichiamo che la Federal Reserve è stata privatizzata nel 1913, un anno prima della guerra... Ma ritorniamo alle società di beneficenza che coprono i grandi finanziatori delle guerre.
La Round Table nasce nel 1891 in filiazione della Fabian Society. Le idee principali di dette società sono quelle del socialismo di John Ruskin che diede il nome al Ruskin College di Oxford. Il parlamento inglese, l’alta finanza (Rothschild, Erlanger, etc.) ne favorivano la fondazione. Nel 1884, si sviluppa in quest’alveo la Fabian Society, dalla quale nasceranno non soltanto la Round Table, ma anche la London School of economics, che è la più alta scuola socialista inglese. Inoltre la Round Table è il modello d’altri istituti d’insegnamento di tendenza socialista collegati ad essa (Havard, MIT, Columbia, Hopkins, etc.) e anche di altre organizzazioni ai cui margini si sono sviluppati organismi iniziatici quali la Golden Dawn col satanista Aleister Crowley, la società Teosofica di Melena Blavatsky con le sue diramazioni del Vril e della Thulegesellschaft (alla quale appartennero Hitler, Rosemberg e altri iniziatori del nazismo).
La Round Table darà soprattutto nascita alla Società delle Nazioni. E cosi abbiamo anche l’albero genealogico dell’ONU e del mondialismo attuale: - gli incontri Bilderberg iniziati nel 1954. Oltre agli alti esponenti della politica, dell’economia e della cultura vi sono gli immancabili Rockefeller, Warburg, Ford, Rothschild, etc., - la conferenza Pugwash, fondata nel 1957 farà entrare in mondo sovietico nelle riunioni mondialiste, - la Trilaterale, con il compito di integrare oltre l’America e l’Europa occidentale anche il Giappone. Queste società sono dirette in unione personale con il CFR e le componenti principali dei governi delle grandi potenze. 
Carlo era il primo a vedersi impotente davanti a queste realtà internazionali e sopragovernative. Dal mese di febbraio del 1917 fino ad ottobre del 1918 Carlo tenterà per cinque volte di trattare per via diplomatica una pace onorevole. Non ci riuscirà pur essendoci arrivato vicino. Ricordiamoci le parole di Masaryk: “Ancora qualche passo in avanti di tale sorte e siamo perduti”.
Il potere dell’internazionalismo politico - massonico vanificava ogni tentativo di sopravvivenza della monarchia asburgica. I primi passi concreti verso la repubblica universale prevalsero sugli sforzi di mantenere l’ultimo trono cattolico. La sinarchia politica, sulla base di un concentramento sempre più globale del capitalismo finanziario, che include liberalismo e socialismo s’imponeva. Sul ruolo del socialismo ascoltiamo Lippmann, braccio destro del colonnello House. “...finché non sarà possibile un governo mondiale si tratterà di creare un socialismo diversificato”.

Ora la vera autonomia dei popoli, promossa in modo distorto e irrealizzabile dalla stampa, ma voluta e ricercata realisticamente e sinceramente da Carlo, era stata in un primo momento anche accettata dai governi alleati, specialmente da Wilson. Per gli alti vertici del mondialismo quest’autonomia rappresentava un pericolo all’egemonia economica. Loro tendevano già all’epoca alla globalizzazione del mercato, al controllo dell’emissione e della circolazione del denaro. Funzione alla quale l’alta finanza aspira sin dal settecento, riuscendoci meravigliosamente soprattutto prima e dopo la rivoluzione industriale. Sin d’allora e soprattutto dopo la privatizzazione della FED, i magnati del denaro erano interessati ad allargare, ingrandire i mercati. Il primo mercato era di breve esistenza ma mondiale: la guerra che smaltiva una merce di 1.000 miliardi marchi tedeschi oro, come ora sappiamo. Lo smembramento, cioè il “divide” politico dell’Impero asburgico doveva portare all’ “impera” economico della finanza. Come sarebbe stato possibile controllare un’economia cristiana, cioè un’economia di sfere organiche, autonome e protette nelle quali vi è un libero scambio di merci, tramite una moneta controllata da un potere onesto?
L’Austria cattolica era difficilmente permeabile al mondo della massoneria e della finanza. Non aveva quegli interessi e quelle ambizioni di egemonia commerciale come la Germania o l’Inghilterra. Con i suoi 53 milioni d’abitanti e le sue 11 nazionalità sparse su 680.000 chilometri quadrati, l’Austria era abbastanza occupata a governare i suoi popoli. Di fatto, la massoneria non era così presente (era vietata) e aggressiva come lo era forse in Germania e in Francia. Ciononostante la stampa internazionale e l’alta finanza avevano la loro longa manus anche in Austria. Carlo se ne accorse e agì immediatamente. Il dott. Rodolfo Sieghardt, gran maestro della massoneria austriaca, governatore della “Länderbank”, direttore dell’istituto di credito agrario e braccio destro del presidente del consiglio, il barone Beck, stava monopolizzando la stampa austriaca al modo di Lord Northcliff.

Ho eliminato un brutto tumore della Vecchia Austria, il direttore dell’istituto credito agrario, dott. Rodolfo Sieghardt”,

dirà di lui più tardi Carlo.
Queste misure, purtroppo, non erano in grado di cambiare il corso degli avvenimenti. L’Austria Ungheria perse, invitta sul campo, la guerra, e doveva subire il dettato di Versailles. Carlo dovrà rinunciare all’esercizio della funzioni imperiali e reali e partire per l’esilio.

Carlo, patrono dell’Austria e del mondo

È dall’esilio che la profezia di San Pio X: “Carlo è la ricompensa per tutto ciò che l’Austria ha fatto per la chiesa” comincia a realizzarsi. In esilio Carlo stende un riassunto del periodo del suo governo nel quale il servo di Dio ci illumina sulla sua umiltà:

Da prima ho tentato di regnare da autocrate poi da sovrano democratico. Due errori, l’uno e l’altro, ma il secondo è stato il più grave”.

Sbagliare è umano. Riconoscerlo è segno di grandezza e di umiltà. Un Re in esilio, che giudica in tal modo le sue azioni, dimostra un gran distacco da se stesso e maturità nell’analisi e nel giudizio degli avvenimenti. Dall’esilio Carlo riesce a salvare la nozione geografica dell’Austria. Con il sostegno del capo di un’agenzia di stampa svizzera, Agence-Centrale di Lucerna, Carlo fece diffondere in Austria appunto tramite la stampa (ha imparato dal nemico), le proposte degli alleati che promettevano parti della Moravia, della Corinzia e della Stiria, nel caso che gli austriaci rinunciassero all’idea dell’“Anschluß”.
Otto Bauer, chiamato anche il Mazzini dell’Austria, leader socialdemocratico, scriverà con indignazione che è colpa di Carlo se l’Austria esiste e che è colpa sua che si chiama Austria.
Dopo la morte di Carlo, saranno i suoi figli, specialmente l’Arciduca Roberto, ad attivarsi nella resistenza antihitleriana. Otterranno nel 1943 la “dichiarazione di Mosca”, premessa per la liberazione e il ricupero dell’indipendenza dell’Austria, dopo la seconda guerra mondiale.
Il 13 settembre 1948 la “Gebetsliga” fa ufficialmente richiesta per l’apertura del processo di beatificazione. Pio XII accetta per le motivazioni seguenti: la maggior gloria di Dio, la glorificazione della Chiesa, la protezione dell’Imperatore Carlo per sua patria minacciata (dal comunismo) e per la pace nel mondo.
Il 3 novembre 1949 la Radio Vaticana annuncia l’apertura del processo dell’Imperatore Carlo, “esempio di padre e di marito”
Nel 1960 avviene il miracolo necessario al processo. La guarigione della gamba di Suor Maria Zita Gradowsk. Un’ulcera sanguinante che indicava l’amputazione della gamba guarì nel giro di poche ore. Questo miracolo avvenne a Cutriba nello stato di Paranà (Brasile).
Il 1° aprile 1972, esattamente 50 anni dopo la morte del servo di Dio, il corpo del servo di Dio fu trovato incorrotto nella bara a Madera.
Le grazie ricevute fin ora riguardano soprattutto preoccupazioni spirituali e materiali, problemi professionali e finanziari.
Protettore della pace nel mondo, oltre che dell’Austria, non ci resta che invocarlo per ottenerci la grazia della rinascita della società cristiana incominciando dalla Santa Madre Chiesa, che una volta ritrovato lo splendore perduto con il Concilio Vaticano II, possa restaurare tutto in Cristo, la società nel suo nucleo, la famiglia cattolica, poi anche le istituzioni. Solo il vigore di un mondo, un’Europa  cristiana, convertita a Gesù Cristo, riuscirà a scuotere il giogo della sinarchia politica, economica ed anticristica.
Sancte Carole, ora pro nobis.

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